Tra le opere stampate nell’in-folio del 1623, The Famous History of the Life of King Henry VIII si distingue per una straordinaria continuità di rappresentazione teatrale, che molto ha contribuito all’esplorazione e all’approfondimento di alcune questioni cruciali del dramma, come la propaganda nazionalistica, la calunnia e la diffamazione come strumenti politici, la divergenza tra la legge e la giustizia, l’opposizione tra i valori etici e militari della narrazione storica medievale e quelli corrotti e degradati della politica di corte, che con i suoi intrighi, livori e interessi personali avrebbero preso il sopravvento nella pratica politica moderna e contemporanea. Partendo dal titolo originale o alternativo dell’opera, che provocatoriamente affermava che All is True (Tutto è vero), l’articolo intendere ricostruire e analizzare i principali momenti dei due filoni della storia performativa del testo nel corso del Novecento: quello più conservativo, fedele alla tradizione degli eccessi spettacolari e trionfalistici consacrata dalla bardolatria vittoriana, e riproposta ancora, per esempio, in occasione dell’incoronazione di Elisabetta I nel 1953; e uno più radicale, o rivoluzionario, che ha sfruttato l’enfasi propagandistica e la spettacolarizzazione nazionalistica presente nell’opera per mostrarne la vacuità retorica e rituale. Primo rappresentante di questo filone è per esempio la produzione “carrolliana”, poco influente ma molto interessante di Terence Gray del 1931. Tuttavia, è soprattutto quella Howard Davies, nella sua riproposizione del dramma del 1983, tra le più importanti dello scorso secolo, ad aver evidenziato l’attualità di un’opera che, secondo il regista, si occupa di “tasse, disoccupazione e divisioni sociali” (Warren), trasformandola in una critica al dispotismo burocratico del mondo contemporaneo (Richmond); e, successivamente, quella di Gregory Doran che, nella fortunata produzione degli anni 1996-1998, tornando al titolo originale All is True, ha offerto una lettura politica del dramma, sottolineando la funzione della verità come arma politica, e conservando la grandiosità dei cerimoniali solo per mostrarne la forma svuotata. Stesso procedimento di analisi sarà quindi dedicato alle due versioni per lo schermo del dramma: la prima, quella della Royal Shakespeare Company per la BBC TV del 1979, diretta da Kevin Billington, con John Stride e Claire Bloom - considerata dalla critica come la migliore di tutta la collana - sfrutta lo strumento dei primi piani per ridare importanza ai dialoghi e alla caratterizzazione dei personaggi, anche perché le ristrettezze di budget imposero un forte ridimensionamento degli aspetti spettacolari, costringendo il regista a una riformulazione degli aspetti cerimoniali-nazionalistici così centrali nel testo originale (che dedica a questo aspetto il più minuzioso apparato di didascalie dell’intero corpus shakespeariano); e la seconda, la produzione del Globe, andata in scena dal 15 maggio al 21 agosto 2010 (e negli Stati Uniti nel 2012) con la regia di Mark Rosenblatt e prodotta da Theatre on Screen.

La storia al tempo della politica. Le produzioni teatrali di Tutto è vero (Enrico VIII) nel Novecento / Gallo, Carmen. - In: IPERSTORIA. - ISSN 2281-4582. - 8:Fall 2018(2016), pp. 163-170.

La storia al tempo della politica. Le produzioni teatrali di Tutto è vero (Enrico VIII) nel Novecento

Gallo Carmen
2016

Abstract

Tra le opere stampate nell’in-folio del 1623, The Famous History of the Life of King Henry VIII si distingue per una straordinaria continuità di rappresentazione teatrale, che molto ha contribuito all’esplorazione e all’approfondimento di alcune questioni cruciali del dramma, come la propaganda nazionalistica, la calunnia e la diffamazione come strumenti politici, la divergenza tra la legge e la giustizia, l’opposizione tra i valori etici e militari della narrazione storica medievale e quelli corrotti e degradati della politica di corte, che con i suoi intrighi, livori e interessi personali avrebbero preso il sopravvento nella pratica politica moderna e contemporanea. Partendo dal titolo originale o alternativo dell’opera, che provocatoriamente affermava che All is True (Tutto è vero), l’articolo intendere ricostruire e analizzare i principali momenti dei due filoni della storia performativa del testo nel corso del Novecento: quello più conservativo, fedele alla tradizione degli eccessi spettacolari e trionfalistici consacrata dalla bardolatria vittoriana, e riproposta ancora, per esempio, in occasione dell’incoronazione di Elisabetta I nel 1953; e uno più radicale, o rivoluzionario, che ha sfruttato l’enfasi propagandistica e la spettacolarizzazione nazionalistica presente nell’opera per mostrarne la vacuità retorica e rituale. Primo rappresentante di questo filone è per esempio la produzione “carrolliana”, poco influente ma molto interessante di Terence Gray del 1931. Tuttavia, è soprattutto quella Howard Davies, nella sua riproposizione del dramma del 1983, tra le più importanti dello scorso secolo, ad aver evidenziato l’attualità di un’opera che, secondo il regista, si occupa di “tasse, disoccupazione e divisioni sociali” (Warren), trasformandola in una critica al dispotismo burocratico del mondo contemporaneo (Richmond); e, successivamente, quella di Gregory Doran che, nella fortunata produzione degli anni 1996-1998, tornando al titolo originale All is True, ha offerto una lettura politica del dramma, sottolineando la funzione della verità come arma politica, e conservando la grandiosità dei cerimoniali solo per mostrarne la forma svuotata. Stesso procedimento di analisi sarà quindi dedicato alle due versioni per lo schermo del dramma: la prima, quella della Royal Shakespeare Company per la BBC TV del 1979, diretta da Kevin Billington, con John Stride e Claire Bloom - considerata dalla critica come la migliore di tutta la collana - sfrutta lo strumento dei primi piani per ridare importanza ai dialoghi e alla caratterizzazione dei personaggi, anche perché le ristrettezze di budget imposero un forte ridimensionamento degli aspetti spettacolari, costringendo il regista a una riformulazione degli aspetti cerimoniali-nazionalistici così centrali nel testo originale (che dedica a questo aspetto il più minuzioso apparato di didascalie dell’intero corpus shakespeariano); e la seconda, la produzione del Globe, andata in scena dal 15 maggio al 21 agosto 2010 (e negli Stati Uniti nel 2012) con la regia di Mark Rosenblatt e prodotta da Theatre on Screen.
2016
Henry VIII; Shakespeare nel '900; history plays
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
La storia al tempo della politica. Le produzioni teatrali di Tutto è vero (Enrico VIII) nel Novecento / Gallo, Carmen. - In: IPERSTORIA. - ISSN 2281-4582. - 8:Fall 2018(2016), pp. 163-170.
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